L'aspetto giovanile di Michele Satta è in certo modo fuorviante abile veterano di molte guerre. La sua fu una delle piccole aziende pionieristiche ad apparire all'orizzonte nell'allora emergente e scarsamente definita denominazione di Bolgheri.

All'epoca, siamo negli anni '80, gli unici vini DOC erano i Rosé, gli straordinari vini rossi che cominciavano a nascere e a vedere la luce in quel periodo erano solo vini da tavola, anche i più noti di tutti, già famosi e assiduamente ricercati ben oltre i confini d'Italia. Fu solo nel decennio successivo, in realtà, che questa prestigiosa categoria ottenne lo status ufficiale di denominazione. Satta, comunque, era già lanciato nella sua carriera di produttore.

Lombardo di origine, aveva studiato agronomia all'Università di Pisa, ed era arrivato a conoscere, e a conoscere bene, il territorio dell'Alta Maremma, e aveva deciso che il suo futuro sarebbe stato nella produzione di vino di quell'area. Il progetto ebbe inizio con una serie di piccoli lotti, alcuni acquistati, alcuni affittati.

Di fondamentale importanza fu la solida relazione con Attilio Pagli, da decadi entrambi amici e fidati consulenti per questioni di vinificazione: assieme hanno messo queste cantine sulla mappa. Estensione territoriale e produzione sono cresciute, la linea è la più completa di tutte quelle di Bolgheri e spazia dal fresco, pulito e fragrante vino di base alla selezione di Vementino, un Viognier in parte affinato in barile, una serie di vini rossi ben caratterizzati, frutto di tagli intelligenti e ben ponderati in cantina, e un ambizioso Sangiovese; Satta, diversamente da molti colleghi della denominazione, continua a credere nell'uva e punta a renderla grande anche sulla costa.

Nel frattempo, ha messo su una grande e felice famiglia e ha reso la sua azienda, senza un nome famoso o grandi somme di capitale, un punto di riferimento nella sua zona.