Il Castello di Vicchiomaggio, invece, è cosa reale: un edificio imponente eretto a scopi militari – per sorvegliare la sottostante valle del fiume Greve, passaggio per potenziali invasori in marcia verso Firenze – ha ospitato, nei secoli, un certo numero di illustri personaggi: il poeta Francesco Redi, autore di quell'inno al vino toscano chiamato “Bacco in Toscana” e un pittore del quindicesimo secolo di una certa notorietà, Leonardo da Vinci, il cui ritratto di una signora della famiglia della Gherardesca, che viveva a un tiro di schioppo, divenne poi alquanto famoso con il titolo di “Gioconda”.
Da molti decenni, comunque, Vicchiomaggio significa anche vino di alta classe, grazie agli sforzi della famiglia Matta, che cominciò come importatrice di vino italiano nel Regno Unito. Chi, a un certo punto, decise di raccogliere ancora la sfida di produrlo, fu John Matta che, ancora molto giovane, fu inviato in Toscana per supervisionare il progetto, e ben presto lo trovò affine alla sua sensibilità: quaranta anni dopo, è ancora lì e ha anche creato una famiglia angloitaliana.
Oltre 33 ettari a vigna, comunque, sono tutt'altro che un hobby, e notevoli capacità di manager e direttore hanno accompagnato l'energica ascesa della qualità che si è fatta ancora più accentuata nei due decenni passati, grazie anche ai nuovi vigneti che piantò Matta medesimo.
Il Cabernet è presente nei blend di Ripa delle Mandorle e Ripa delle More, e c'è anche una straordinaria proposta di Merlot in purezza, l'ampio ed elegante FSM.
Tre etichette di Chianti Classico Riserva – La Ripa, Agostino Petrie e Gustavo Petri – completano la linea, e l'ultima è diventata alquanto classica, sia per la casa che per i suoi ammiratori.