Montalcino è una località un po’ isolata a sud di Siena. Consiste principalmente in un’imponente collina che raggiunge di oltre 500 metri sopra il livello del mare, circondata da fitti boschi e da campagne. In passato l’agricoltura non era l’attività principale e l’espansione delle vigne, che gli ha dato una notorietà internazionale, è avvenuta quasi esclusivamente negli ultimi cinquant’anni, partendo seriamente soltanto negli anni ’70. Gli attuali 3000 ettari di vigne coltivati nelle varie denominazioni della cittadina (Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino, Sant’Antimo, IGT Toscana) sembrerebbero, a prima vista, indicare una lunga tradizione di produzione del vino, ma la verità è che solo poche case possono vantare una storia duratura e continua.

Un’eccezione importante, comunque, è Argiano, la cui maestosa Villa testimonia che almeno qui una tradizione vera esiste eccome. E, infatti, sotto la guida di Ersilia Caetani Lovatelli, i vini di queste vigne sono stati conosciuti ed apprezzati negli illuminati e acculturati circoli del 19° secolo. Una tradizione di leadership e guida femminile che è stata continuata in tempi più recenti dalla Contessa Noemi Marone Cinzano: i suoi Brunello di Montalcino ed altri vini, Suolo, Solengo, Non Confonditur, ricevettero sia i riconoscimenti della stampa internazionale di settore che il mecenatismo degli importatori e distributori del mondo intero.

Argiano adesso appartiene al gruppo brasiliano, ed il consulente enologo della casa, Alberto Antonini, è un produttore di vino che, partendo dalla sua Toscana natia, ha lavorato, e continua a lavorare, in tutto il mondo. Un uomo con molti interessi e di ampia cultura, Antonini è sia un tecnico dotato che un uomo riflessivo che valuta ogni singolo aspetto del proprio lavoro, ed il suo arrivo alla tenuta segnalò cambiamenti molto importanti sia in vigna che nelle cantine.

Le vigne sono adesso lavorate in modo biologico, mentre le cantine hanno visto una nuova enfasi sulla vera tradizione Toscana, sull’uva Sangiovese, e sul metodo tradizionale di lavorazione, una brusca rottura con l’internazionalizzazione che era così popolare nel periodo 1990-2010. La fermentazione avviene in vasche di cemento, l’invecchiamento in grandi botti di quercia, l’enfasi è adesso sulla fragranza, eleganza, finezza e classe. Ed i vini non sono mai stati migliori.