Una denominazione efficiente ha bisogno dei piccoli produttori di alta qualità, che puntano all'eccellenza assoluta dei loro vini, ma ha anche l'esigenza di contare su grandi aziende con vini presenti su tutti i maggiori mercati del mondo, per l'egregia realizzazione e l'impegno professionale dedicato ad ogni settore della linea e – al vertice dell'offerta – selezioni, a riprova che la semplice dimensione non è affatto un handicap per ottenere riconoscimento e prestigio.
Montalcino ha la buona sorte di avere entrambi i tipi di produttori nei propri confini, e uno dei più noti e più affidabili, nella seconda categoria è Col D’Orcia, una casa che si estende su gran parte della zona più meridionale del comprensorio, da Sant’Angelo in Colle a Sant’Angelo Scalo.
Centoquaranta ettari di vigneti che sono ovviamente disposti su un'ampia gamma di altitudini, esposizioni e tipi di terreno, e non è di certo occasionale che la casa abbia anche un sostanzioso numero di etichette.
Enumerarle tutte sarebbe un esercizio inutile, ma una sintesi essenziale delle più importanti certamente comprenderebbe i seguenti: Nearco, il blend bordolese della casa; Pascena, la pionieristica proposta di vino da dessert a base Moscato, che ha riportato in auge il vino che una volta era l'orgoglio di Montalcino; il Rosso di Montalcino Banditella, una selezione anch'essa pionieristica che che pose termine al carattere tradizionale di facile beva della categoria; e il Brunello di Montalcino di base, 180 mila pezzi di vino gustoso e ampio.
Ma il fiore all'occhiello rimane il Brunello di Montalcino Riserva Poggio al Vento, unanimemente e giustamente considerato uno delle espressioni esemplari del territorio.