La viticoltura, tuttavia, come è il caso nella maggior parte della campagna toscana, ha sempre fatto parte della scena, e ciò è ben in evidenza nella realtà della famiglia Rossi, che coltiva vigneti e uliveti propri, producendo vino e olio d’oliva da più di mezzo secolo.
L’azienda prende il nome dal dono, nel 2000, dell’attività da parte della madre Emma Rossi a sua figlia Annalisa, attuale gestore dell’attività. Il significato di Terradonna è infatti “terra donata da donna a donna”.
Il suolo della Val di Cornia, rispetto ad altre zone (talvolta anche più famose) della costa della regione, è davvero di alta qualità: argilla ricca di minerali che dà luogo a vini di struttura e personalità, autorevoli ed espressivi. Tuttavia, questa è un’attività limitata, con soli 15 acri di vigneti, ma la linea è interessante e varia, ben concepita ed egregiamente eseguita, con l’assistenza dell’enologo consulente Luca D’Attoma, che conosce questa zona come pochi altri: un gran numero dei vini più ambiziosi prodotti nella denominazione recavano la sua firma.
Vi sono due vini bianchi, uno, blend di Trebbiano, Ansonica e Clairette, per una beva quotidiana, e l’altro, un più alternativo, fragrante e sapido vino Vermentino, di nome Kalsi.
La casa, tuttavia, ha conquistato la fama con i suoi rossi, che sono quattro: Spato, un Sangiovese (e tale uva riesce particolarmente bene nel comprensorio di Suvereto, dove i Rossi vivono e lavorano); Giaietto, che aggiunge una primaria uva rossa internazionale al Sangiovese nel taglio finale; Prasio, un esempio di Cabernet e Merlot di aroma e concentrazione di alto livello; e Okenio, vino di punta dell’azienda, un puro Cabernet Sauvignon con note fruttate di mirtillo, erba tagliata e salvia.