La viticoltura era ovviamente di importanza fondamentale nei loro vasti possedimenti, e Bettino Ricasoli, noto in Italia come il “barone di ferro”, per il ruolo ricoperto nel processo di unificazione dell’Italia nel XIX sec, fu l’innovatore basilare nella creazione del Chianti Classico come lo conosciamo oggi; fu lui a creare la famosa “formula” che ha caratterizzato il vino da allora: Sangiovese + e Canaiolo, in cui il primo sostituiva il secondo come protagonista del blend.
Francesco Ricasoli ha ereditato questo glorioso lascito, cosa che sente come un onore e certamente, non come un onere; 230 ettari a vigna sono certamente una responsabilità importante, ma i vini, programmati e realizzati con la preziosa assistenza del winemaker Carlo Ferrini, sono passati da un livello di potenza a un altro sin dalla metà degli anni ‘90, periodo in cui la squadra assunse la direzione dell’azienda Barone Ricasoli, inclusi vigneti e cantine.
Con un rilevante numero di bottiglie da immettere sul mercato, la gamma, inevitabilmente, è variegata, ma è stata notevolmente ritagliata e curata in anni recenti. Oltre al Chianti Classico d’annata “regolare” (il termine più appropriato), prossimo alle 750.000 bottiglie in un’annata normale, altri due vini straordinari sono il Merlot in purezza Casalferro, il vino di bandiera Castello di Brolio, un Chianti Classico Gran Selezione, che prende nome dal castello medesimo e, più di recente, una superba selezione di Sangiovese, Colledilà Gran Selezione. Un esempio classico di come si possa combinare qualità e quantità è la Riserva Rocca Guicciarda, circa 400.000 bottiglie (mica una bazzecola).